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RUSH

@ Mazda Palace - Milano (Bangkok?)

Irrealtà. Incredulità.
Questi i sentimenti provati dai circa 8000 presenti al Mazda Palace per la data italiana del tour del trentesimo anniversario dei Rush. Così strano vederli suonare a cinque metri. Per anni infatti avevamo aspettato quest'evento, ormai disincantati. Nulla faceva preventivare un tour europeo dopo una quindicina d'anni dall'ultima volta nel Vecchio Continente. Ed invece nel febbraio scorso l'inaspettato annuncio: prima le date inglesi, poi anche quella italiana di Milano, Che dire? Un sogno che si realizza. I Rush tornano in Europa per omaggiare i fan che da questa parte del mondo, se pur non tanti come quelli che nutrono il gruppo dall'altra parte dell'Atlantico, hanno sempre sostenuto la band. Questo, infatti, è un tour celebrativo ed è quasi sicuro che da questa parte del mondo i Rush non si vedranno più dal vivo. 
Senza remore e con un biglietto acquistato nel mese di marzo parto alla volta di Milano. L'audience è come prevedibile trasversale, ma questa volta sono più i signori brizzolati che i ragazzini: anzi, di ragazzetti ce n'erano davvero pochi! Ovviamente giunti da per tutto e anche da oltre i confini (molti gli spagnoli che non hanno avuto il piacere di ospitare i Rush nella loro terra). La scenografia è spettacolare. Un mega schermo alle spalle di Neil Peart manda un video animato che ridisegna le copertine di tutti i dischi dei canadesi: sono poco più delle 20:30. La band esce sul palco.
Un medley apre il concerto con pezzi insospettati come A Passage to Bangkok, ma poi è la volta di The Spirit of Radio. I presenti alzano e battono le mani a tempo così come sono abituati a vedere fare nei video che da anni collezionano. Force 10 e la gente inizia a scaldarsi. Con Animate si entra nel vivo del concerto e per un attimo il palco è solo di Peart durante l'incipit del brano. Le luci sono abbaglianti, colorate ed eccezionalmente coordinate ai brani. I Rush alternano nel repertorio pezzi degli anni '70 a quelli più recenti e senza scordarsi di passare per il periodo d'oro degli '80. Per l'appunto è il turno di Subdivision (questa veramente non me la sarei mai aspettata! Mai sorpresa è stata tanto gradita!) e a seguire suona Earthshine tratta dal penultimo Vapor trails. Gli armonici di Lifeson introducono Red Barchetta, brano che precede Roll the bones: entusiasmante. I Rush sorprendono per la scelta dei brani oltre che per la maestria dell'esecuzione, ma non c'è nemmeno da parlarne. L'attesa Bravado fa cantare il pubblico e YYZ è il classico che incanta: noi tutti fermi davanti alla leggenda. The Trees è un tuffo negli inizi della carriera del gruppo mentre The Seeker tratta dall'ultimo album di cover Feedback omaggia gli Who. Quando pensavo che lo show si stava inoltrando, dopo l'infuocata (in tutti i sensi: il brano è anticipato da un video in cui la mascotte del trentesimo anniversario, un drago un po' inetto, si accende spavalda un sigaro salvo poi tossire e sputare fuoco fuori dallo schermo!) One Little Victory, Geddy Lee annuncia una pausa e solo allora capisco che dopo un'ora e mezza di concerto siamo soltanto a metà dello show! Durante la pausa molti sono i commenti dei presenti, i più dei quali si dicono senza parole: io infatti non parlo. I Rush non si fanno attendere molto e mandano durante i venti minuti della pausa sullo schermo il video di un'alba: quando il sole è alto in quello si rispengono le luci e tornano sul palco per suonare la mitica Tow Sawyer. Incredulo assisto all'esecuzione dei brani della seconda parte del set. Fantastica Dreamline mentre Secred Touch è un treno velocissimo. È la volta dei laser che accompagnano l'esecuzione di Between the Wheels tratta da Grace Under Pressure (disco al quale sono particolarmente affezionato visto che ho conosciuto i Rush proprio con questo lavoro) e veramente resto sbalordito sempre più: una scaletta insolita quella di questa serata, ma eccezionale. Mystic rhythms inaspettato brano tratto da Power Windows mi lascia stupito. Incredibile la regia che alterna le immagini del live a cui assistiamo ad altri video. Molti quelli d'animazione e con protagonisti i Rush stessi impegnati in simpatiche commedy. La chitarra di Lifeson risuona le melodie che per trent'anni hanno colorato la musica internazionale, i ritmi di Peart commuovono e la voce di Lee è toccante e dolce. Arriva il momento forse più intenso dell'intero concerto rappresentato da Red Sector A coreografata ancora una volta dai laser verdi che creano una fitta trama di luci tridimensionali sul palco. Lee e Lifeson lasciano il palco per il classico assolo di Peart, Baterista, assolo identico a quello eseguito nell'ultimo Rush in Rio. Poi è la volta dell'emozionante Resist in acustico e addolcita ulteriormente dalla delicata voce di Lee. Heart fool os souls è un'altra cover. Le luci si spengono, I roader portano via chitarre acustiche e sgabelli e le note di 2112 infiammano il Mazda Palace. Inizia qui una tirata che lega al classico La Villa Strangiato, Bytor e Xanadu: inutile ragionarci su. Più di venti minuti d'indescrivibili emozioni. Il concerto termina con Working man. Ma c'è ancora tempo (ne hanno di carica questi tre vecchietti!) per tre brani: due altre cover Summertime blues e Crossroads e l'ineffabile finale Limelight. Sono le 23:50, il concerto finisce, ma forse hanno davvero suonato a Bangkok…
Permettetemi di raccontare un'ultima esperienza intima. Nella finale Limelight ero l'unico che si agitava nella zona dov'ero posizionato e per una buona metà del brano con la mano indicavo Alex Lifeson. Ebbene ad un certo punto dalla parte sinistra del palco Lifeson scorge il mio indice e guardandomi negli occhi si avvicina verso me. Mi guarda, mi sorride e con la mano mi addita. Quando sei ad un concerto speri sempre che chi suona non lo faccia solo per tutti i presenti, ma anche un po' per te personalmente. Beh, in quel momento c'ero solo io e lui suonava solo per me. Grazie.

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Data:

 21/09/2004

GG Patr1

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