Editoriali
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Questa sezione contiene
il commento di Dottor Esox, un’editoriale su temi di vario interesse
quali letteratura, biologia e all'attualità che verrà periodicamente
aggiornato con commenti, provocazioni, temi di discussione, rari
consigli tecnici e quant’altro passerà per la testa del Doc. Il Doc può
essere contattato all'indirizzo
docesox@esox2000.com.
01/04/2006
Carissimi,
rieccomi a voi. L'argomento
è davvero interessante parliamo dei sensi del nostro amico esocide.
Conoscere in che modo il luccio percepisce le nostre esche è
fondamentale al fine di sceglierle e presentarle nel modo corretto. La
conoscenza di alcune idee di base sui sensi del luccio e sul modo in cui
questi sono utilizzati può davvero fare la differenza in molte
circostanze e ci aiuterà a comprendere meglio il mondo di questo
fantastico predone. Una delle cose fondamentali da tenere presente è che
anche se i pesci hanno una vista eccellente (secondo alcune ricerche in
grado di recepire anche bande di colore vicino all'ultravioletto, non
visibili all'occhio umano) essi non sono in grado di distinguere i
dettagli allo stesso modo del nostro occhio. Anche la chiarezza
dell'acqua e la penetrazione della luce risultante influenzano il modo
in cui i pesci vedono. In aggiunta tramite la linea laterale il luccio
individua le vibrazioni trasmesse attraverso l'acqua dalla nostra esca.
Quindi ciò che è fondamentale è la dimensione e la forma di un esca ed
il modo in cui si comporta nell'acqua piuttosto che il dettaglio con cui
è rifinita. In aggiunta anche l'udito (orecchio interno), il gusto e
l'olfatto hanno un ruolo rilevante nei meccanismi sensoriali del luccio.
Ma, al solito, procediamo con ordine ed approfondiamo l'argomento. Data
l'estensione del soggetto ho pensato di presentarvelo in tre parti:
I) La vista
II) La linea laterale
III) L'udito, l'olfatto e il gusto
Cominciamo quindi con il senso di gran lunga
più importante per il nostro esocide.
I) LA VISTA
Gli occhi dei pesci sono simili ai
nostri, hanno la cornea, l'iride, il cristallino e la retina. I coni e i
bastoncelli, i due tipi di cellule nervose nella retina, sono anche
simili ai nostri con i bastoncelli che visualizzano le immagini poco
nitide in bianco e nero (visione notturna) ed i coni che si occupano
della percezione del colore e della nitidezza dei contrasti (visione
diurna). Più alta è la densita di coni e bastoncini migliore è la vista.
Nei pesci coni e bastoncini hanno densità inferiore rispetto agli occhi
umani e di conseguenza è lecito assumere che i pesci vedano abbastanza
bene ma manchino dell'abilità di riconoscere gli stessi dettagli
dell'occhio umano.
Nonostante questo possono distinguere molto
bene la dimensione, la forma e il colore. La prima cosa da sapere è che distinguere i colori sott'acqua non è per
nulla facile.
La luce infatti viene 'filtrata' dall'acqua ed in qualche modo assorbita
dalla stessa man mano che si scende in profondità. Gli oggetti quindi
perdono i loro colori ad elevate profondità e risultano tutti,
inequivocabilmente, neri. La cosa interessante è che le lunghezze d'onda
che ci consentono di percepire i diversi colori vengono assorbite in
modo differente. Il rosso, per l'appunto, ha la lunghezza d'onda
maggiore, oltre 700 nm (un nanometro 'nm' equivale ad un milionesimo di
metro).
Aumentando la profondità il rosso quindi diventa arancio, che ha una
lunghezza d'onda di circa 600 nm, poi giallo e così via fino al blu ed
al viola che hanno lunghezze d'onda di circa 400 nm (si veda Figura I).
Figura I: Lo spettro
della luce
Quindi un esca rossa, in realtà copre tutti i possibili spettri di
colore a seconda della profondità. Non solo ma il rosso è il primo
colore che si perde sott'acqua, quindi se c'e' un colore difficile da
vedere sott'acqua questo è il rosso (attenzione non invisibile ma
difficile da vedere nel colore rosso).
Quanto detto vale in acqua cristallina dove gli unici effetti sono
dovuti alla rifrazione. Diversi altri fattori influenzano la percezione
del colore nell'acqua. In particolare la condizione della superficie. Se
è mossa l'assorbimento dei colori è più rapido a causa del variare
continuo degli angoli di rifrazione e quindi un po' tutti i colori si
perdono più velocemente. Se però la superficie è sporca le cose cambiano
radicalmente in quanto lo sporco agisce da filtro e dipende in che modo
filtra le diverse lunghezze d'onda. In alcuni casi la tendenza è ad
assorbire il blu ed il violetto rendendo questi colori più mimetici del
rosso o del giallo che invece risultano più visibili.
Chiarito questo, il vero enigma riguarda la capacità dei pesci di
distinguere i colori sott'acqua. Le ultime ricerche paiono testimoniare
non solo questa capacità ma una particolare sensibilità alle lunghezze
d'onda dell'ultravioletto, quindi tra i 300 e i 400 nm. Il che
significherebbe che ciò che è invisibile per noi non lo è
necessariamente per il pesce.
In sostanza dimensione/forma/colore sono i tre aspetti
fondamentali che dobbiamo tenere presenti nella scelta di un esca in
rapporto alla vista. In acque chiare e con cielo terso sarà fondamentale
l'usodi colori naturali che non producono flash di luce in acqua. A tale
riguardo bisogna distinguere il comportamento del luccio di medie
piccole dimensioni dal grosso esemplare. I grossi lucci sono
estremamente sospettosi in particolare quando li si pesca in acque
chiare. Tenete anche presente che in acque chiare il luccio sarà
abituato ad usare prevalentemente la vista come senso predatorio.
Condizioni di cielo coperto possono portare a presentazioni più
aggressive con esche meglio visibili. In acqua velata o scura dovremo
infine aiutare l'esocide a identificare la nostra esca quindi colori
brillanti e molti flash di luce anche se in tali condizioni (se
caratteristiche della zona di pesca non occasionali altrimenti cappotto
assicurato) il luccio non si affiderà solo alla vista ma alla linea
laterale per l'identificazione della preda.
Figura II: I diversi campi visivi
del luccio
Uno degli aspetti più affascinanti è il campo
visivo del luccio. Il luccio a differenza dell'uomo ha due campi visivi.
Gli occhi del luccio sono posizionati ai lati opposti della testa ed
offrono due campi visivi distinti monoculari di circa 160 gradi (si veda
Figura II). Gli occhi inoltre possono muoversi in modo indipendente l'uno
dall'altro e in modo molto rapido. I due campi monoculari si
sovrappongono appena per un angolo di 20 gradi circa originando una
limitata visione stereoscopica (tipica dell'occhio umano, se volete
comprendere meglio l'importanza della visione stereoscopica provate ad
infilare un filo nella cruna di un ago con un occhio bendato.). In
aggiunta nonostante siano forniti di questa doppia visione monoculare il
luccio non è in grado di mettere a fuoco se non nella zona di visione
stereoscopica. Il luccio quindi individua una potenziale preda nel campo
monoculare (e l'immagine è poco più di una sagoma non definita) e decide
se girarsi e metterla a fuoco o scappare. Se la sagoma ricorda quella di
una tipica preda si gira ed usa la zona di visione stereoscopica per
identificare meglio la preda. Esiste anche una piccolissima zona
frontale vicino al muso in cui il luccio non può vedere ma è talmente
limitata che non è di nessun svantaggio per il pesce o vantaggio per il
pescatore (a differenza di quanto a volte si sente dire in giro). In
ogni caso se si pesca a vista l'approccio consigliato è quello da dietro
sfruttando il limite dei campi monoculari. Conviene lanciare l'esca non
frontalmente ma con un certo angolo e non troppo vicino al pesce in modo
che il cono monoculare sia sufficientemente ampio. Attenzione anche se
il luccio non vi vede vi può sentire eccome, quindi non stupitevi se
scapperà comunque! Infine il luccio ha un ottima vista sopra la testa. I
due campi monoculari dipendono molto dalla profondità alla quale il
pesce si trova e si applicano argomenti simili a quelli descritti sopra.
II) LA LINEA LATERALE
Quando peschiamo il luccio spesso ci troviamo di fronte a condizioni
d'acqua molto diverse, da zone di risorgiva con acqua cristallina che
possiamo vedere il fondo fino a oltre 3 metri, a zone palustri nelle
quali l'acqua è così torbida che non vediamo l'esca fino all'ultimo
istante quando fuoriesce dall'acqua alla fine del recupero. Eppure anche
in quest'ultimo tipo di acque i lucci si prendono. Come fa dunque
l'amico esocide a identificare la nostra esca dato che non la può certo
vedere? In aggiunta alla vista i pesci utilizzano un altro senso, un
senso così perfetto che da tempo gli scienziati stanno cercando di
svilupparne una versione meccanica da utilizzare in veicoli subacquei
come alternativa al sonar. Questo senso misterioso è la linea laterale.
La linea laterale è un organo estremamente
sensibile che i pesci utilizzano per identificare le vibrazioni (onde di
pressione) nell'acqua. In acqua torbida, la linea laterale offre un modo
eccellente al luccio di avvertire le prede (o i predatori, ossia noi non
dimetichiamolo). La linea laterale non solo fornisce informazioni al
luccio sui movimenti nell'acqua ma avverte anche la pressione esercitata
in acqua da parte di oggetti inanimati quali rocce o rami. Tramite la
linea laterale il pesce è in grado di determinare con precisione la
collocazione degli oggetti.
La linea laterale è un piccolo canale che passa sotto la pelle del pesce
lungo i fianchi da entrambi i lati. Una serie di pori collocati sulla
superficie della pelle consentono all'acqua di entrare causando un
movimento direzionale di acqua attraverso il canale. Degli organi
sensoriali nel canale indentificano l'intensità e la direzione del
flusso. Questi organi sono la cupola (una sostanza tipo gel) che
protegge i peli sensoriali che rappresentano le estremità all'interno
del canale delle cellule sensoriali (si veda Figura III).
Figura III: Linea laterale ben
visibile in un piccolo esemplare
E' interessante notare la posizione e il
profilo del disegno della linea laterale per evitare che il pesce sia
disturbato dalla turbolenza dell'acqua creata dalle sue stessa pinne
pettorali. Per equilibrare la pressione che sente su entrambi i fianchi
del corpo, un pesce può variare il suo allineamento secondo la corrente
d'acqua prevalente; analogamente, quando nuota, un'onda d'urto curva
viene proiettata in avanti contro i suoi fianchi, e il pesce avverte i
cambiamenti della pressione acquea causata da qualche ostacolo.
La linea laterale inoltre consente al luccio di avvertire suoni a bassa
frequenza 1-200 hz (infatti le onde sonore non sono altro che onde di
pressione), ad esempio qualcosa che cade sul fondo di una barca. Inutile
dire che evitare di fare rumori in barca e ridurre il movimento
dell'acqua al minimo è una buona regola da seguire per prendere qualche
luccio in più. La conoscenza della linea laterale suggerisce di
utilizzare esche che emettono un certo numero di vibrazioni sopratutto
in acqua torbida. Anche in acqua limpida un esca che agisca anche sulla
linea laterale spesso risulta più efficace, sopratutto se i pesci non
sono molto attivi.
Uno studio recente ha analizzato le relazioni tra l'uso della vista e
della linea laterale nelle fasi di attacco degli esocidi alla preda.
Nonostante il pesce sia in grado di sopravivvere bene, senza l'uno o
l'altro dei due sensi (ovviamente non senza entrambi) esiste una
gerarchia prestabilita nel modo in cui il pesce utilizza tali sensi
durante la caccia. La vista è di primaria importanza nell'identificare
la preda inizialmente e nel posizionarsi verso questa. La scelta della
distanza e dell'angolazione ottimale alla quale sferrare l'attacco è
invece risultante dall'uso di entrambi i sensi. La linea laterale è
infine di primaria importanza nella cattura effettiva della preda e
nelle fasi finali dell'attacco. In breve la linea laterale agisce su
scale spaziali più corte rispetto alla vista. Da questo è ragionevole
dedurre che in acqua torbida è necessario che l'esca passi più vicino al
pesce per stimolarlo all'attacco (questo non per fargli vedere l'esca ma
per fargliela sentire)III) L'UDITO, L'OLFATTO E IL GUSTO
Eccoci infine all'ultima parte. Parleremo di udito, olfatto e gusto.
I primi due possono sembrare poco intuitivi per noi, i pesci non hanno
orecchie ed anche l'identificazione del naso così come siamo abituati a
concepirlo ci crea problemi. Come possono quindi udire i rumori e
sentire gli odori? Vediamo di entrare subito nel vivo della trattazione.
L'orecchio interno.
I pesci devono affrontare un paradosso nel tentativo di ascoltare i
rumori attraverso l'acqua. Infatti la densità dell'acqua (a differenza
di quella dell'aria) è molto simile alla densità del corpo del pesce (la
cosa vale anche per noi). Questo significa che i suoni trasmessi
attraverso l'acqua passano attraverso il corpo del pesce senza subire
alcuna variazione e senza che il pesce apparentemente abbia alcuna
possibilità di identificarli. Oltre alla linea laterale, di cui abbiamo
già parlato, il luccio dispone di un orecchio interno in grado di
avvertire vibrazioni a bassa frequenza trasmesse attraverso l'acqua.
Tale orecchio interno inoltre, assieme alla vescica natatoria, consente
al pesce di mantenersi bilanciato e di avere orientamento nello spazio.
Inoltre le vibrazioni percepibili tramite l'orecchio interno coprono un
range di frequenze molto maggiore rispetto alla linea laterale, fino a
600Hz, e sono avvertite anche da lunghe distanze (la linea laterale
agisce su una scala di lunghezza dell'ordine di un paio di volte la
lunghezza del pesce).
Figura IV: L'orecchio interno
del pesce. SC= Semicircular Canals, U= Utriculus, UO=Utricular Otolith
or Lapillus, M=Macula, SU=Sulcus, S=Sacculus, SO=Saccular Otolith or
Sagitta, L=Lagena, LO=Lagenar Otolith or Asteriscus.
Ma cosa è questo misterioso orecchio interno?
Collocato nel teschio del luccio, l'orecchio interno è constituito da
una struttura ossea avente densità maggiore dell'acqua ed è quindi in
grado di percepire le onde sonore che passano attraverso il corpo del
pesce. L'orecchio interno svolge diverse funzioni, ma per quanto
riguarda la parte uditiva esso è composto principalmente da una camera
acustica (Sacculus) nella quale stanno piccole cellule pilifere
sensoriali e piccole strutture ossee chiamati "otoliti". Quando le
vibrazioni passano attraverso l'orecchio interno, causano un leggero
movimento degli otoliti che viene percepito dalle cellule pilifere.
Queste trasmettono attraverso il sistema nervoso il segnale al pesce che
avverte quindi il suono. Biologicamente è interessante osservare come
gli otoliti, se sezionati mostrano anelli di crescita analoghi a quelli
dei tronchi degli alberi, ed i biologi li utilizzano infatti per
determinare l'età di un pesce è la sua rapidità di crescita. L'orecchio
interno pur essendo in grado di percepire suoni non è in grado di
identificarne con precisione la provenienza e la distanza dalla
sorgente. Questi fattori sono forniti dalla linea laterale.
L'identificazione di una preda o di una minaccia è quindi ottenuta
integrando le informazioni ricebute dai diversi organi sensoriali. In
termini di pesca possiamo affermare che la presenza di "rattles" interni
alle esche agisce sull'orecchio interno fungendo da stimolo anche a
lunghe distanze per il luccio e quindi possono risultare efficaci quando
si pesca a coprire vaste zone d'acqua, oppure quando si vuole attirare
in superficie pesci che stazionano sul fondo. Sempre tenendo presente
che tali stimoli a priori non costituiscono un vantaggio in pesca almeno
fino a quando il luccio non ha un contatto visivo o sensoriale tramite
la linea laterale (che potremmo paragonare al nostro tatto) con la
preda. Tanto per fare un esempio, quando avvertiamo il rumore di un
aereo istintivamente volgiamo lo sguardo verso l'alto ma non sempre
siamo in grado di identificarne la posizione tramite la vista (le nubi
possono coprirne l'immagine).
L'olfatto
Nonostante possa sembrare poco utile sott'acqua i pesci hanno anche
l'olfatto. Non è certo il senso che ci interessa principalmente nella
pesca con esche artificiali ma nonostante questo vale la pena dire
alcune cose. I pesci hanno due cavità nasali e gli odori nell'acqua sono
identificati dai nervi olfattivi. Tanto per avere un idea, l'olfatto dei
pesci è all'incirca 100 volte più sensibile del nostro olfatto. Ad
esempio i salmoni utilizzano l'olfatto per ritornare per la frega alle
stesse acque nelle quali erano nati. I lucci utilizzano l'olfatto per
identificare i "ferormoni" emessi in acqua dalle prede in difficoltà. In
particolare possono utilizzare l'olfatto anche per identificare
potenziali minacce (ad esempio noi). Lavarsi le mani nell'acqua, come
spesso facciamo, potrebbe non essere una buona idea dato che segnala la
nostra presenza ai pesci che stazionano in zona. Questo è di
fondamentale importanza qualora si sia stati in contatto con benzina,
insetticidi, lozioni solari e tabacco. Alcuni studi hanno evidenziato
come queste sostanze disturbino fortemente i pesci e trasmettono un
segnale negativo anche in zone abbastanza vaste.
Il gusto
Le papille gustative nei pesci sono collocate nella lingua, nella parte
superiore della bocca e sulle labbra. In aggiunta i pesci hanno papille
gustative nell'interno delle branchie. Chiaramente il senso del gusto
del luccio non ha alcun impatto sulla pesca con esche artificiali. Il
luccio infatti non caccia basandosi sul gusto e a differenza del bass
una volta presa l'esca non ha la naturale tendenza a risputarla se noi
non ferriamo. Ancora una volta vale la pena ritonare alle sostanze che
disturbano l'olfatto di cui sopra, le stesse sostanze hanno effetto
fortemente negativo anche sulle papille gustative del pesce, quindi
attenzione quando maneggiate le esche.
Figura V: Importanza dei sensi
del luccio in relazione all'ambiente
Siamo così giunti alla fine di questo viaggio
nel mondo dei sensi del luccio. Sapere classificare in ordine di
importanza il modo in cui il luccio usa tali sensi può migliorare il
nostro approccio alla pesca. In Figura V sono riportate le distanze di
azione e le priorità con cui il luccio usa i diversi sensi. L'udito,
come già osservato, pur agendo a distanza maggiore degli altri sensi non
riveste la stessa importanza gerarchica in termini di pesca. Riassumendo
quindi, la vista e la linea laterale sono rispettivamente primi in acque
chiare ed in acque torbide con la restante delle due collocata molto
vicino in seconda posizione. L'udito è al terzo posto ben distanziato,
mentre l'olfatto e il gusto sono fattori secondari per noi pescatori a
spinning. Spero che la loro conoscenza non solo vi aiuti
a prendere qualche pesce in più ma a capire e rispettare la macchina
meravigliosa con cui abbiamo a che fare.
Concludo segnalando alcuni riferimenti bibliografici dove potrete
approfondire alcuni degli argomenti presentati sopra.
Pike: An In-Fisherman Handbook of Strategies
Northern Pike: A Complete Guide to Pike and Pike Fishing
Mastering Pike on the Fly: STRATEGIES AND TECHNIQUES
Northern Pike & Muskie
e
l'articolo
STRIKE FEEDING BEHAVIOR IN THE MUSKELLUNGE, ESOX
MASQUINONGY: CONTRIBUTIONS OF THE LATERAL LINE AND VISUAL SENSORY
SYSTEMS
Che l'esocide
sia con voi,
Doc Esox
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