Giacomo Leopardi - Opera Omnia >>  Dissertazione sopra l'attrazione




 

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Ella è l'attrazione quella forza meravigliosa, per mezzo di cui spiegansi facilmente tanti diversi fenomeni, la cagione de' quali fu ignota perfino ai più sapienti Filosofi de' secoli trasandati. Il flusso, e riflusso dell'onde marine sì fatale all'infelice Aristotile, che impiegar non seppe la profonda sua scienza a preservarsi da un fine sì funesto, e al tempo stesso sì poco compassionato spiegasi chiaramente per mezzo dell'attrazione, per mezzo di essa la cagion si dimostra della discesa de' gravi, e della tendenza del fuoco alla sfera, per suo mezzo finalmente assegnansi le regole, e le cause s'additano, del giro interminabile di tutti i pianeti, e degli astri, e del sole, e di quelli innumerevoli globi, che si ruotano incessantemente nel cielo, e compongono l'ammirevol macchina del mondo intero. Questa forza che di tanto ajuto fu ed è tuttora alla moderna Fisica fu dal celeberrimo Newton posta in chiaro, ed inserita nelle Fisiche dottrine. Varj Filosofi furonvi prima dello stesso, dai quali si udì pronunziare il nome di attrazione, e con dottissime ricerche, e felicissimo evento parlonne Keplero intorno ai moti de' corpi celesti, ma a dispetto degl'invidi, ed ostinati calcoli de' moderni Scrittori, che si sforzano con ogni loro potere di togliere a Newton la gloria di averla dilucidata, e datogli per la maggior parte il suo essere, resterà sempre al medesimo un simile onore, che per l'andar de' secoli non potrà essergli giammai rapito. Profittando noi adunque delle dottissime, ed avventurate sue ricerche passeremo ad esaminare le prove, le regole, e le proprietà dell'attrazione assegnando, e notando quelle principali dottrine che alla sua cognizione son necessarie.

Fatalissimo destino di quasi tutte le Filosofiche scoperte egli è quello di esser queste sempre soggette alle contrarie obbjezioni de' stoltissimi, ed insensati avversarj, talchè uscita appena alla pubblica luce qualsivoglia dottrina, o recentemente compilata, o nuovamente tratta dagli antichi principj pongano essi tostamente a tortura il loro esilissimo ingegno onde dimostrare in qualche modo la supposta falsità dei dogmi enunciati. Da siffatte obbjezioni non va esente in conto alcuno il Neutoniano sistema. Conviene pertanto pria di svolgere, e spiegare le secrete leggi dell'attrazione dimostrarne la sussistenza, e confondere i pertinaci avversarj della verità.

Il continuo, e non interrotto ravvolgersi de' cinque primarj pianeti intorno al sole, e dei pianeti secondarj ossia dei loro satelliti intorno ai primarj, che mai dimostra se non che una perpetua azione della forza attraente? Ciò viene ancora più chiaramente provato dai varj errori dei corpi celesti, che dagli astronomi ci vengono indicati poichè secondo la diversa posizione, e la maggiore, o minor distanza dei pianeti in rispetto al sole, e scambievolmente a se medesimi l'attrazione tra tutti i corpi celesti agisce con maggiore, o minor forza, e da ciò nascono le inegualità de' loro moti. Io lascio a' miei avversarj la libertà di decidere se per mezzo di questa raziocinazione vengano regolarmente, ed evidentemente spiegati i fenomeni de' corpi celesti, e se debbasi ammettere come loro legittima causa la forza d'attrazione. Nè mai però avvenir potrà che per mezzo di questa forza in una sola massa tutti si uniscano i corpi celesti venendo in tal modo a formare una rozza mole infinita, poichè essendo certo, che alcun orbe curvilineo non può da alcun corpo esser descritto che per mezzo della composizion di due forze cioè, in questo caso centripeta, e tangenziale vien da quest'ultima impedito l'accennato inconveniente. Essendo poi dimostrato che gli astri risplendono per propria luce, e sono per conseguenza eguali in tutto al globo solare può senza alcun dubbio ammettersi che intorno ad essi si aggirino altri primarj pianeti stando le stelle immobili nel proprio centro, e spiegandosi in tal modo la cagione del rimaner queste stabili sempre, e fisse nel luogo a lor destinato senza soffrire in alcun modo la forza dell'attrazione degli altri corpi celesti oltredichè essi sono tra loro sì distanti che l'accennata forza non può sopra loro in alcun modo operare. Inoltre non solo nei corpi celesti si scorgono tuttogiorno le chiarissime prove della forza attraente ma ancora nei corpi terrestri si appalesa talvolta in modo a ciascuno evidente poichè il dottissimo Bouguer degnissimo Accademico Parigino, il quale con altri valorosi compagni imprese il viaggio sopra modo difficile alle ultime estremità del globo terraqueo per definirne la figura, vide, che il pendolo da lui appeso nel Perù vicino al monte altissimo detto Chimboraco allontanavasi dalla vertical direzione minuti secondi 7.1./2. ciò che egli attribuir non seppe nè può infatti in alcun modo attribuirsi, che alla evidentissima attrazione del monte.

Sussiste adunque questa attrazione poichè senza di essa non potrebbonsi in alcun modo spiegare gli enunciati fenomeni, e sussiste in conseguenza il celeberrimo sistema del sublime Filosofo Newton. Liberi adunque dalle opposizioni, che obbjettar si possono alla verità del predetto sistema, e sgombra la via dalle importune molestie degli avversarj passiamo a ragionar finalmente delle proprietà, delle leggi, e delle diverse specie di attrazione, che nel prelodato sistema vengon proposte, e dimostrate con i più chiari argomenti.

Cercasi da' Fisici che cosa sia ella questa potentissima forza, e qual definizion dar si gli debba. "I Filosofi sorpresi dal fenomeno meraviglioso, al dir di un moderno Scrittore, cercano di giustificare la loro ignoranza dicendo ch'essa, è un prodotto del bisogno. Io rispetto i Filosofi e rido di questa lor frase". Nondimeno non vedesi, che egli stabilisca alcuna definizione della forza attraente, e se egli rispettando i Filosofi ride della loro scusa forse i medesimi rideranno e delle sue parole, e di lui. Varj scrittori considerano questa forza come una qualche entità che si diffonda uniformemente per ogni parte d'intorno al corpo attraente a guisa di raggi, o d'effluvj emananti dal corpo già detto, ciò che avviene nel sole, od altri corpi splendenti la luce de' quali egualmente si diffonde in orbe curvilineo intorno ai medesimi: ciò che approvar non deesi certamente poichè quest'attrazione, che dal corpo uscendo si diffonde uniformemente intorno ad esso potrà esser distolta dalla sua direzione per mezzo dell'aere medesimo, in quella guisa appunto, in cui gli effluvj de' corpi odoriferi si spandono per l'atmosfera rapiti dai venti, o dall'aria stessa, che li circonda, ciò che è evidentemente un assurdo. Più sano consiglio è adunque a mio credere considerare soltanto gli effetti della forza attraente senza ricercare la qualità che li produce.

Legge dell'attrazione universalmente approvata ell'è che ciascun corpo si attragga in ragione diretta della massa, e duplicata inversa della distanza. Alla seconda parte di questa regola s'oppone in apparenza il seguente esperimento, ma una matura riflessione dovrà togliere qualsivoglia difficoltà. Un corpo qualunque si appenda nell'estremità d'una bilancia il quale mantenga l'equilibrio tra l'altra estremità della bilancia alla quale un corpo egualmente s'appenda. Quindi da un'alta torre si cali a terra appoco appoco uno di essi corpi per mezzo di un filo il quale pur si comprenda nel peso del medesimo destinato a mantener l'equilibrio si vedrà che la bilancia rimane sempre nella posizione, in cui era prima della discesa di uno de' corpi. Laonde rimanendo egualmente la medesima forza di gravità nelle diverse distanze dalla terra sembra alcerto non doversi ammettere, che ciascun corpo si attragga nella ragione duplicata inversa della distanza. Nondimeno siffatto principio alcuna alterazione non soffre dall'accennato esperimento; poichè niuna differenza può scorgersi della forza di gravità in una varietà sì piccola di distanza calcolato essendo inoltre, e dimostrato da' Fisici, che questa diversità non può nemmeno notarsi se l'esperimento vengane fatto nel monte delle Isole Canarie chiamato Pico di Tenerif, che affermasi esser di tutti il più alto per la cagione medesima, che qui sopra abbiamo apportato. È questa la legge principale dell'attrazione, alla quale rivocar si può in qualche modo ogni altra di quelle, che intorno alla forza attraente vengono dai Fisici stabilite.

Non si ferma il Filosofo a dimostrare le proprietà dell'attrazione soltanto nelle grandi, o piccole, maggiori, o minori distanze, e tra corpi diversi, ma passa ancora a considerare quell'attrazione, la quale sussiste tra le molecole, che un sol corpo qualsivoglia compongono, ciò che in Chimica nomenclatura si appella affinità d'aggregazione. Per mezzo di questa forza attraente vien formata tutta l'ammirevol macchina dell'universo, e la tenace inconcussa compagine di tutti i corpi. Nè in tal modo s'attraggon soltanto le primitive, minutissime particelle talchè vengano esse sole per tal mezzo a formare de' corpi ma i medesimi ancora s'attraggon talvolta per modo, che dalla loro unione risulta un sol corpo come tuttogiorno avvenir si scorge nell'acque, le di cui goccie unendosi insieme spinte dalla forza attraente che tra esse sussiste nel massimo suo vigore vengono uniformemente a comporre una sola goccia.

La forza d'attrazione non sussiste soltanto nelle grandi, o picciole, o minime distanze, ma agisce ancora nel contatto stesso de' corpi. Se per cagion d'esempio una laminetta di vetro si ponga a contatto dell'acqua in modo, che la sua superficie lambisca quella del fluido si vedrà che senza qualche forza non si potrà la medesima separare dall'acqua essendosi le minime colonne di questa appiccate a tutta la superficie della laminetta, le quali poi per il proprio peso ricadono. Devesi notare però, che l'attrazione in questo genere d'esperimenti, è grande nelle minime distanze, e massima nel contatto, ma tosto svanisce se d'un sol punto la distanza venga accresciuta.

Ciò è quello, che intorno alla legge d'attrazione fu scritto, e stabilito dagli antichi Filosofi, e dai moderni. Questa legge al dir del Abbate Para du Phanjas "postquam inanibus clamoribus, putidisque ignorantiae derisionibus vexata fuit, quibus inter chimaeras, atque occultas qualitates rejiciebatur tandem ab astronomis, a naturae studiosis, a doctis Physicis passim admittitur tamquam vera generalis naturae lex". Indegno sarebbe alcerto del nome di Filosofo chi ardisse ancora alzar la voce contro un sistema pubblicato da uno de' maggiori Fisici, e de' più sagaci, e sottili indagatori delle secrete leggi naturali, approvato dai più colti spiriti e dai più sensati sapienti, e dimostrato dalle più forti ragioni, e dalla comune quotidiana esperienza.


EDIZIONE DI RIFERIMENTO: "Giacomo Leopardi, Tutte le opere", a cura di Lucio Felici, Lexis Progetti Editoriali, Roma, 1998










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