«Lezione» di diritto del professor Sinagra al convegno organizzato a Trieste dalla Lega Nazionale 
Beni, resta solo il risarcimento
Unica via percorribile poiché Croazia e Slovenia negano la restituzione 


TRIESTE «Sui beni abbandonati, l’unica soluzione possibile, alla luce delle normative in vigore, è quella del
risarcimento a favore dei cittadini italiani coinvolti dalle vicende dell’ultimo conflitto». E’ stata questa la conclusione
del professor Augusto Sinagra, ordinario di Diritto delle Comunità europee all’Università La Sapienza di Roma, intervenuto ieri nel capoluogo
giuliano a un convegno organizzato dalla Lega nazionale dal tema «Beni abbandonati in Istria, Fiume e Dalmazia: restituzione o risarcimento».
«Se la Croazia e la Slovenia possono essere ritenute Stati successori della Repubblica federale socialista di Jugoslavia (Sfrj) - ha detto Sinagra,
dopo l’introduzione del presidente della Lega nazionale, l’avvocato Paolo Sardos Albertini - allora sussiste per entrambe l’obbligo di restituire i
beni nazionalizzati e di indennizzare per il mancato godimento dei beni, dalla data dello spoglio a quella di effettiva restituzione. Se invece il
presupposto è il contrario mancando i parametri giuridici, politici e territoriali necessari a configurare la successione, allora ogni accordo stipulato
fra l’Italia e la Jugoslavia diviene irrilevante per Croazia e Slovenia, in quanto soggetti terzi ed estranei rispetto a ogni rapporto convenzionale che
legava Italia e Jugoslavia» Ed ha continuato: «La non applicabilità degli accordi internazionali aventi a oggetto i beni dei cittadini italiani situati
nella ex Zona B, e cioè gli accordi di Osimo del 1975 e di Roma del 1983, comporta allora la piena applicazione del principio generale, sancito
dal Trattato di pace del 1954, in base al quale i beni appartenenti ai cittadini italiani rimangono di proprietà degli stessi e Croazia e Slovenia non
vantano alcun titolo».
«Sorge perciò in questo caso l’obbligo internazionale - ha proseguito il docente - di restituire i beni ai legittimi proprietari. Per quanto concerne
invece i beni ceduti per effetto del Trattato stesso, essendo avvenuto un versamento di 72 milioni di dollari statunitensi dalla Jugoslavia all’Italia, lo
stesso principio non vale. Ma respingo tale ragionamento - ha sottolineato - perché i trattati conclusi fra Italia e Jugoslavia vanno ritenuti nulli per
coercizione della volontà negoziale in pregiudizio dell’Italia».
«Per tirare le somme - ha concluso il relatore - considerando il risarcimento l’unica via percorribile, in quanto l’attuale legislazione interna di
Slovenia e Croazia impedisce la restituzione materiale dei beni, le conseguenze sono che non è possibile configurare alcuna responsabilità di
Slovenia e Croazia per violazione dei Trattati del ‘49, del ‘65 e dell’ ‘83, in quanto fu la Jugoslavia a disattenderli, mentre sorge, in capo ai cittadini
italiani il diritto al risarcimento, comprensivo del mancato godimento dei beni, da quantificare sulla base delle norme di diritto internazionale e non
di quello interno sloveno e croato. Anche lo Stato italiano - ha detto infine Sinagra - vanta un diritto di risarcimento, derivante dai perduranti
provvedimenti di nazionalizzazione, adottati da Slovenia e Croazia».
Ugo Salvini