I deputati «etnici» denunciano l’«inaudito comportamento» dei socialdemocratici all’esame della Legge
costituzionale di tutela 
Minoranze: minacce in Parlamento
Il presidente Arlovic: «O votate queste norme o ve ne faremo di peggiori» 


Furio Radin: «Sono scioccato, neanche ai tempi dell’Accadizeta siamo stati trattati in questo modo». La discussione
riprenderà questa mattina 

TRIESTE «Neanche ai tempi dell’Accadizeta siamo stati trattati in questo modo». Furio Radin, deputato italiano al Sabor
(il Parlamento croato) si dice «scioccato» dal comportamento dei socialdemocratici sulla delicata questione della Legge
costituzionale per le minoranze. La proposta normativa era approdata ieri in aula, dopo forti polemiche poichè limita
notevolmente i diritti minoritari rispetto al testo pattuito in precedenza con i deputati che rappresentano le etnie non
croate. Uno dei nodi era quello del doppio voto (cioè la possibilità per le minoranze di eleggere sia il deputato che le
rappresenta, sia di eleggere poi i rappresentanti nelle file dei partiti), quella che in gergo si chiama «discriminazione
positiva», che nella bozza sottoposta ai parlamentari è stato eliminato. Un pasticcio insomma, nato da accordi
sottobanco tra i socialdemocratici e il principale partito di destra, l’Accadizeta.
Al momento di discuterla gli esponenti delle minoranze hanno insistito perchè l’esame venisse fatto con la procedura
ordinaria, cioè con due letture, e non straordinaria. Una richiesta fatta per trovare il tempo necessario ad apportare dei
miglioramenti. Ed è successo il finimondo, protagonista il presidente del Sabor, il socialdemocratico Mato Arlovic, che in aula ha minacciato
drastici cambiamenti alla normativa in senso ancor più restrittivo. In sostanza un ricatto, neanche tanto velato: o vi beccate questa legge così
com’è oppure ve ne facciamo una peggiore. E ha scatenato i suoi uomini nelle commissioni che hanno cominciato a riscrivere le norme,
proponendo addirittura l’eliminazione dell’elezione dei deputati delle minoranze, che dovrebbero rientrare nelle liste dei partiti.
«Un comportamento inaudito – racconta arrabiatissimo Radin – che tra l’altro va contro, per quanto riguarda la minoranza italiana, all’accordo
italo-croato sulla questione. Non solo, anche all’assicurazione fatta a Roma, al momento dell’indipendenza, dall’attuale vice presidente del Sabor,
Zdravko Tomac (pure lui socialdemocratico), all’allora ministro degli Esteri italiano, Gianni De Michelis. che la minoranza «avrebbe avuto un suo
deputato».
E non si è trattato semplicemente di un’impennata caratteriale di Arlovic, conosciuto per i suoi pessimi modi, ma di qualcosa di peggio. Infatti,
nei corridoi, durante un’interruzione dei lavori, secondo quanto ha dichiarato all’agenzia di stampa slovena «Sta», il deputato che rappresenta i
serbi, Milan Djukic, sarebbe intervenuto lo stesso premier Ivica Racan, che avrebbe minacciato, pure lui, una legge ben peggiore di quella
proposta in aula.
Cosa succede nelle file socialdemocratiche? E’ la domanda che viene spontanea vista l’inusitata durezza di ieri su una questione, quella della
tutela delle minoranze etniche, su cui il partito aveva dimostrato disponibilità. E riemerge il sospetto che gli accordi sottobanco con l’Accadizeta
siano più ampi di quel che sembrava. Mentre dagli altri partiti della coalizione di governo le istanze dei rappresentanti minoritari hanno trovato
appoggio, come pure dalla Dieta democratica istriana. E proprio grazie a questi appoggi è stata respinta la procedura d’urgenza ed è stata
imboccata la strada della procedura ordinaria. Però l’esame non è stato rinviato, come auspicato dai deputati minoritari, a dopo la pausa estiva.
Riprenderà infatti oggi.
«E domani (oggi per chi legge, ndr.) dirò come la penso», promette Radin, che ha perduto il tradizionale aplomb.
E la querelle sulle minoranze, come influirà sul voto di fiducia al governo (discusso successivamente, come riferiamo in un altro articolo in questa
pagina, ndr.)?
I deputati «etnici» hanno deciso comunque di assicurare la fiducia all’esecutivo, anche perchè gli altri partner di governo li hanno appoggiati. Ma
con i socialdemocratici i rapporti sono tutti da rivedere.
Pierluigi Sabatti