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a cura di Vincenzo de Simone

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araldica, Orsini - pagina collegata

 

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Lo stemma di solito attribuito agli Orsini [figura 1] presenta una trancla d'oro rialzata (ossia una fascia ridotta in altezza e posta nella metà superiore dello scudo) caricata da un'anguilla d'azzurro ondeggiante, con varianti di verde e di nero, in ricordo del possesso della contea di Anguillara, che fu acquisita da Gentile Virginio Orsini il 3 settembre 1492. Egli, unico figlio ed erede di Napoleone, conte di Tagliacozzo e di Alba e signore di Bracciano, aveva sposato Isabella Orsini, figlia del principe di Salerno Raimondo. Alla sua morte, l’8 gennaio 1497, lasciò la contea di Anguillara al figlio naturale Carlo di cui fu successore un secondo Gentile Virgilio, che dalle due mogli, Giustiniana Orsini di Nerola ed Emilia Orsini di Monterotondo, ebbe solo due figlie, per cui alla sua morte, nell'agosto 1548, la contea di Anguillara passò ai discendenti di Giovanni Giordano, figlio legittimo del primo Gentile Virgilio, che caricarono la trancla con l'anguilla. Quindi, in principio di diritto araldico, soltanto gli Orsini appartenenti al ramo di Bracciano avrebbero potuto innalzare lo stemma con l'anguilla, particolare che, al contrario, nel tempo, dilagò traendo in inganno schiere di araldisti, che attribuirono anche a personaggi vissuti antecedentemente il 1492 lo stemma con tale caratteristica.     

 

Il principe di Salerno Raimondo appartenne al ramo di Nola della casata, staccatosi da quello di Bracciano quando, intorno al 1290, alla morte di Guido di Montfort, la contea  passò a Roberto Orsini, secondo figlio di Romano, conte di Pitigliano, e di Anastasia di Montfort, figlia di Guido. Il matrimonio nel 1350 di Nicola, unico figlio di Roberto, con Giovanna de Sabran, figlia di Guglielmo, conte di Ariano, portò gli Orsini di Nola ad inquartare la loro arma con il campo d'argento al leone di rosso di quella casata [figura 2].   

 

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In origine, lo stemma innalzato dai provenzali signori de Sabran, venuti in Italia con Carlo I d'Angiò, recava il leone a coda bifida d'argento, con la variante d'oro, in campo rosso. Il ramo dei conti di Ariano, mantenendo invariata la coda del leone, invertì i colori della divisa originaria e tale fu inquartata dagli Orsini conti di Nola [figura 3]. Successivamente, almeno nell'uso che ne fecero gli Orsini, il leone perse quella caratteristica propria dei blasoni centro europei per divenire, più mediterraneamente, ad una sola coda. 

Attraverso un secondo Roberto, che sposò Margherita Sanseverino, e Pirro, conte di Nola e di Soleto, signore di Atripalda e di Monforte, si perviene a Raimondo, principe di Salerno, duca di Amalfi, conte di Nola, di Sarno e di Atripalda.

L'autore del Manoscritto Pinto limita lo stemma del principe di Salerno alla sola parte Orsini, disegnandolo con la trangla senza anguilla (che non poteva esserci fra 1439 e 1461) e senza colore, anche se, poi, nella descrizione la dice d'oro; egli, in realtà, non osservò uno stemma del principe, ma dell'arcivescovo Barnaba Orsini (1440-1449), poiché lo dice posto sulla porta piccola della cattedrale verso il seminario. Attualmente, scomparso quello, di monsignor Orsini osserviamo altri tre stemmi lasciati nella nostra chiesa maggiore, su un pilastro fra la navata centrale e quella destra, su un capitello a terra nell'atrio, su uno dei barbacani lungo via Roberto il Guiscardo [figura 4].

 

 

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