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a cura di Vincenzo de Simone

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araldica - pagina collegata

 

La Biblioteca Estense Universitaria di Modena conserva alcuni stemmari manoscritti fra i quali Insegne di varii prencipi et case illustri d'Italia e altre provincie, di Giacomo Fontana, 1605 (segnatura: alfa.t.4.12 = ita.556), contenente 1.010 insegne; e Araldo nel quale si vedono delineate e colorite le armi de' potentati e sovrani d'Europa, di Angelo Maria da Bologna, frate minore osservante, inizio XVIII secolo (segnatura: gamma.i.2.23 = cam.766), contenente 2.292 insegne.

Nel secondo manoscritto, una mano diversa da quella dell'autore aggiunse di frequente la localizzazione delle insegne, per cui se ne riconoscono di relative al regno di Napoli e, in particolare, alcune salernitane. Si tratta degli stemmi di sette famiglie ascritte ai sedili dei patrizi cittadini (di cui uno presente anche nel primo manoscritto) e delle insegne della città di Salerno e del Principato Citra.    

 

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Beltrani

Questa famiglia fu ascritta al sedile di Portanova soltanto nel 1791, quindi non è presente nel Manoscritto Pinto (in Biblioteca Provinciale di Salerno), per cui, inserendola alla pagina araldica, lo stemma fu elaborato [figura 1] dall'Enciclopedia Storico Nobiliare italiana Spreti. Nei manoscritti della Biblioteca Estense lo stemma è presente in alfa.t.4.12 = ita.556 (1605) associato al cognome Beltramo [figura 2] e in gamma.i.2.23 = cam.766 (inizio XVIII sec.) associato al cognome Beltrami [figura 3].

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Comite

Di questa famiglia il Manoscritto Pinto riporta due stemmi dal primo dei quali fu elaborato quello in figure 4. Nei manoscritti della Biblioteca Estense, lo stemma è presente in gamma.i.2.23 = cam.766 (inizio XVIII sec.) con la specificazione napolitano [figura 7].

de Ruggiero

Questa famiglia innalzò una notevole varietà di stemmi riferiti ai vari rami che la composero, fra cui quello in figura 5 ripreso dall'insegna personale del marchese Cesare Pescara, che sposò Caterina de Ruggiero, come si vede nella galleria degli stemmi nel palazzo marchionale di Castelluccio Inferiore (Potenza). Lo stesso si vede nei manoscritti della Biblioteca Estense, in gamma.i.2.23 = cam.766 (inizio XVIII sec.), associato al cognome Rogerij con la specificazione napolitano [figura 8].

Granito

In figura 6 l'elaborazione dal Manoscritto Pinto; in figura 9 lo stemma che si vede nei manoscritti della Biblioteca Estense, in gamma.i.2.23 = cam.766 (inizio XVIII sec.), associato al cognome Graniti. Gli elementi araldici appaiono gli stessi, al di là della diversità della colorazione e della leggera difformità nella grafia del cognome.

 

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Morra

In figura 10 lo stemma elaborato dal Manoscritto Pinto; in figura 13 quello che si vede nei manoscritti della Biblioteca Estense, in gamma.i.2.23 = cam.766 (inizio XVIII sec.), con la specificazione napolitano.

Quaranta

In figura 11 l'elaborazione di uno dei due stemmi riportati dal Manoscritto Pinto; in figura 15 quello che si vede nei manoscritti della Biblioteca Estense, in gamma.i.2.23 = cam.766 (inizio XVIII sec.), con la specificazione napolitano e romano. Si rilevano differenze nella grafia del numero quaranta e nella colorazione, ma insegne sostanzialmente analoghe.

Vivaldo

In figura 12 lo stemma elaborato dal Manoscritto Pinto; in figura 15 quello che si vede nei manoscritti della Biblioteca Estense, in gamma.i.2.23 = cam.766 (inizio XVIII sec.) associato al cognome Vivalda. Differenze nella colorazione dell'ultimo quarto, nel dettaglio della corona in capo all'aquila, presente a Salerno, mancante a Modena, e nella grafia del cognome, ma insegne sostanzialmente analoghe. 

 

16 17

In figura 16 l'insegna di Salerno che si vede sulla Veduta Rocca, 1584, in Biblioteca Angelica di Roma; in figura 17 quella che si vede nei manoscritti della Biblioteca Estense, in gamma.i.2.23 = cam.766 (inizio XVIII sec.). La parte inferiore dello stemma è un fasciato, ossia una alternanza di fasce di due colori in numero pari complessivamente, per cui la composizione inizia con un colore e termina con l'altro, senza possibilità di individuazione di un campo; ciò al contrario per quanto avviene in un alle fasce, ove, essendo gli elementi in numero dispari, il campo è individuabile nel colore che apre e chiude la partizione, mentre le fasce dell'altro colore appaiono chiaramente sovrapposte. Da questo punto di vista le due insegne sono analoghe, pur nel diverso numero di elementi che costituiscono il fasciato stesso.

Nel Manoscritto Pinto è presente una insegna della Città che ripropone quella della Veduta Rocca nella tipologia (fasciato) e nel numero di elementi, con colorazione rosso e argento [figura 18], mentre lo stemma attualmente in uso è difforme sia per tipologia (campo alle tre fasce) che per colorazione [figura 19].   

 

18 19   

 

Dalla cartografia seicentesca del Principato Citra si ricava che in quel secolo quello che oggi è la Provincia di Salerno innalzava uno stemma consistente in una ruota di timone posta su uno scudo troncato. Singolarmente, mentre la ruota rimane generalmente d'oro, i colori dello scudo mutano senza alcuna logica apparente, passando dall'azzurro-rosso all'argento-nero al rosso-azzurro. Senza una collocazione temporale documentata, appare anche un troncato argento-oro al timone di rosso [figure in basso].   

 

 

20 Nei manoscritti della Biblioteca Estense, in gamma.i.2.23 = cam.766 (inizio XVIII sec.), appare lo stemma in figura 20, ove la ruota di timone è sostituita da una bussola con rosa dei venti, quattro volte alata in decusse, con una stella nel cantone sinistro (destro per chi guarda) del capo. Le lettere in cornice dovrebbero indicare gli otto venti, ma appaiono ruotate verso destra di due posizioni, poiché la M di maestrale occupa il nord-est in luogo del nord-ovest, la T di tramontana è riconoscibile nella posizione di est in luogo di nord, la C che indicherebbe il grecale è in sud-est anziché in nord-est e così via, anche se le altre lettere appaiono di difficile lettura. Questa insegna la ritroveremo fra il 1806 e il 1808, nello stemma del Regno di Napoli di Giuseppe Bonaparte [figura 21], quindi in quello di Gioacchino Murat, fra il 1808 e il 1815, ove il campo diviene azzurro-argento, la bussola nera con solo due ali e compare una cometa.    

 

21

 

 

22

 

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Con l'unità nazionale la provincia di Salerno mantenne, su uno scudo dai colori imprecisabili, la stella, divenuta cometa con Murat, e la bussola, la cui rosa dei venti fu corretta di uno scatto in senso antiorario rispetto all'esempio che si osserva nei manoscritti della Biblioteca Estense. La M di maestrale fu posta in posizione nord, di conseguenza la T di tramontana fu a nord-est e così di seguito per la G di grecale, la L di levante, la S di scirocco, la O di ostro, la L di libeccio, la P di ponente [figura 22].

In epoca imprecisata, incredibilmente, dello stemma fu prodotta una versione allo specchio, per cui la stella, perduta la coda, passò nel cantone opposto del capo e nella rosa i venti spirarono all'inverso [figura 23].    

24

Con delibera della giunta provinciale del 15 ottobre 2010 l'Ente ha assunto una nuova arma araldica [figura 24] per un diverso omaggio ad un personaggio forse immaginario: infatti la bussola dell'amalfitano Flavio Gioia è stata sostituita dall'insegna della sua Patria.