I Dervisci

Vibrazione, ritmo, cadenza, tempo. Il respiro del Creatore, la creazione.

La musica da sempre ha accompagnato in ogni cultura il percorso mistico dei suoi adepti.

Dai canti gregoriani, elemento primario della musica occidentale fino al XVI secolo, che echeggiando tra le navate delle nostre belle cattedrali, ci ha accompagnato per secoli e secoli. Ai suoni del didjeridu, uno strumento musicale utilizzato dagli aborigeni dell'Australia settentrionale e ricavato tradizionalmente da un ramo di eucalipto roso dalle termiti, che viene utilizzato per accompagnare danze e canti rituali. Passando per i cori dei monaci buddisti, costituiti da canti polifonici vocali nei quali i cantori creano due o tre toni vibrati più alti e più bassi del timbro base producendo una trama armonica e una densità sonora unica.

La musica ha la capacità di unire le anime, di avvolgerle, di trasportarle, di avvicinarle, di sollevarle; diventando addirittura strumento essenziale del rito, come nel caso dei "Dervisci danzanti".

La danza del cosmo.

In un tempo lontano, quando l'Europa era ancora immersa nelle nebbie del medioevo, nella città santa di Konya in Turchia, la confraternita Sufi, fondata da Gialal-ud-Din Rumi, incominciò a danzare cantando le lodi al Divino. Al suono del flauto, l'anima, e dei tamburi, il tempo, i Dervisci iniziano la cerimonia togliendosi la sopravveste nera, simbolo del basso, e con la loro veste candida iniziano a ruotare senza posa. La mano destra, rivolta in alto, è pronta a raccogliere la grazia divina; la mano sinistra, rivolta in basso, la restituisce al mondo terreno. Roteando vorticosamente le gonne si allargano in un turbinio senza fine. La danza del cosmo.

I DERVISCI DI KONYA - Turchia
Danseurs de Dieu Sama: danza rituale dei dervisci di Konya, i Mevlevi (Mawlawiyah). Inizia il canto e poi la melodia del flauto nay. Gli uomini, vestiti con ampie tuniche bianche, iniziano a girare su se stessi con le braccia aperte fino a raggiungere l'estasi mistica.

Il misticismo islamico

Alcune importanti confraternite religiose si sono formate nei secoli; due di esse, tra le più significative per i contenuti del loro messaggio, sono nate dal pensiero di due mistici vissuti in Turchia: Mevlana Gialaleddin Rûmî e Haçi Bektas Veli.

Il primo, nato nel 1207 a Balkh, in Iran, si stabilì a Konya nel 1226 e vi restò fino alla morte. Infiammò la città con la sua predicazione e con un'opera poetica, Matnawî, una sorta di Corano in lingua persiana: 26.000 distici di devozione religiosa, dell'amore di un'anima che desidera congiungersi a Dio, sublimando quest'amore in un'estasi raggiunta con una sorta di danza circolare. I membri di questa confraternita sono chiamati dervisci mevlevi, o dervisci danzanti. Nelle loro cerimonie indossano costumi bianchi, in lana, gonne ampie e alti capelli. La loro danza, famosa ovunque nel mondo, simboleggia le evoluzioni armoniche degli astri celesti. Molto spazio è dato alla figura femminile nella dottrina di Mevlana, tanto che ancor oggi in Cappadocia vive una signora europea che è divenuta derviscio.

I piaceri della carne, e non solo quelli spirituali, sono concessi senza eccessive restrizioni nelle regole dei dervisci e per questo motivo la setta è stata in passato molto osteggiata, anzi, addirittura messa al bando nel 1925. Oggi non più, e la tomba di Mevlana e dei suoi più importanti discepoli, a Konya, è meta di molti visitatori, tra curiosi e adepti. Nel mese di dicembre, ogni anno, la cerimonia di commemorazione di Mevlana, molto spettacolare appunto per le danze dei dervisci alle quali è possibile assistere, è un polo d'attrazione per molti spettatori.

Haçi Bektas Veli, come Mevlana, nacque in Iran, a Nishapur, nel 1209.Visse in una piccola città ai margini nord-ovest della Cappadocia che prese il suo nome. Elaborò un credo religioso riassunto nel libro Makalat, nel quale confluiscono temi dell'islam sunnita e del cristianesimo ortodosso. Le sue tesi comportamentali prevedono un'osservanza al Corano meno severa e rigida: si potrebbe dire che la sua visione è molto liberale e individualista. La Bektâsiyyah, fu una confraternita molto popolare, rivale di quella di Mevlana, e, incorporando molti elementi extraislamici, ebbe grande seguito in tutto l'impero, che raccoglieva popolazioni di così varie religioni. Per raggiungere l'illuminazione e la beatitudine nell'aldilà, dice Haçi Bektas, l'uomo pio deve superare quattro porte di conoscenza che gli consentiranno di vedere sempre la via giusta tra il bene e il male. Anche questa confraternita venne messa fuori legge nel 1925, ma il fatto che ancor oggi più di mezzo milione di persone si riunisca ogni agosto a nella città di Haçibektas per ricordare il profeta, sta a significare quanto sia ancora influente la sua predicazione.


"Smarrirsi nell'estasi: il rito Sema"

La musica sufi della confraternita dei Mevlevi, per le sue caratteristiche spirituali e meditative, aiuta i credenti ad avvicinarsi a Dio. Il rituale prevede una danza rotatoria dove il Semazen (danzatore) con il suo sikke in testa e il Tennure, sudario che indossa insieme alla hirka, il cardigan nero, si muove nel modo seguente: in piedi con le braccia incrociate, incarna la figura che significa l'unità di Dio, poi, iniziando a girare su se stesso, allarga le braccia, il palmo della mano destra rivolto al cielo come se stesse pregando e pronto a ricevere il Kerem-i Ilahi - la parola di Dio - mentre il palmo della mano sinistra (alla quale guarda), è girato verso il basso, a significare il suo ruolo di medium tra la terra ed il cielo.

La musica è dominata dal nay (flauto verticale) che ha un ruolo mistico nella musica turca, il kamanche (violino), i koudoum (piccoli timpani in cuoio ricoperti di pelle di capra), gli halile (piatti in rame) e i bendir (tamburi a cornice). Con tali strumenti si esegue la musica del rito Mevlevi (ayìn), elemento principale del Sema, concerto spirituale preconizzato dal fondatore della confraternita, Mevlana Jalaad ad din Rumi ("il nostro maestro Jalaad del paese di Rum"), il grande poeta mistico persiano del XIII sec. da cui prende nome la confraternita Mevlevi.

Rumi non diede origine alla danza religiosa presso i Sufi, poiché essa gli preesisteva, ma le diede enorme importanza. Così scriveva: "Molte strade portano a Dio. Io ho scelto quella della danza e della musica".

Il gruppo musicale MYSTIC MUSIC AND SEMA ENSEMBLE OF THE MEVLEVI OF GALATA, diretto da Al Sheikh Nail Kesova (14 elementi tra musicisti e danzatori) da' vita al rituale Sema riferendosi al Mirac, ovvero al viaggio spirituale dell'uomo verso Dio, nel quale l'adepto si annulla in Allah grazie alla preghiera e alla danza.

Le rotazioni dei Dervisci mimano il ritmo del cuore insieme all'abbraccio per tutti gli esseri umani e tutte le creature, e portano alla comprensione del "vero amore", l'unico ponte verso Dio.


Musica dei Dervisci rotanti 


La musica sufi, per le sue caratteristiche spirituali e meditative, aiuta i credenti ad avvicinarsi a Dio.
Il rituale prevede una danza rotatoria dove la mano sinistra è abbassata verso la terra mentre la mano destra è girata verso il cielo. Il danzatore diviene così il medium tra la terra ed il cielo.
La musica è dominata dal nay ( flauto verticale ) che ha un ruolo mistico nella musica turca, i Küdum ( piccoli timpani in cuoio ricoperti di pelle di capra ) e gli halile ( piatti in rame ).
Un grande poeta mistico del 13 sec., Celatettin Rûmi scriveva: "Molte strade portano a Dio. Io ho scelto quella della danza e della musica  Il canto cerimoniale è basato soprattutto su poemi tratti dal Masnavi o da altri scritti di Rûmi.
La trama contiene due concetti dervisci di base:  il raggiungimento dell'estasi attraverso la danza e il ruolo           potentissimo della danza nell'ottenimento di questo stato. Quando questo stato è raggiunto, la musica dei percussionisti, dei cantanti e dei musicisti si ferma ma i dervisci, nel loro stato di estasi, continuano a roteare nel silenzio. ( Si dice che quando un derviscio raggiunge l'estasi, può accadere che i suoi piedi non tocchino terra ).
La voce di un flauto solitario li riporta lentamente alla realtà.
Queste danze, secondo i Dervisci Rotanti, sono il loro modo per  allontanare la mente da ogni contatto con le cose terrene e per far si che le loro anime si allontanino dai corpi così da potersi riunire a Dio.
In Turchia la tradizione dei Dervisci ( una parola persiana che significa "monaco implorante" ) Sufi rappresenta un alto sviluppo della particolare arte di comunicare con il divino attraverso la danza.
L'educazione di un derviscio è particolarmente ardua e consiste in 1001 giorni di penitenza e prevede il digiuno e la meditazione. Per apprendere la loro danza, i Dervisci bloccano due dita del piede al pavimento; in questo modo essi imparano a mantenere regolare e disciplinata la loro rotazione. Mentre rotea il Derviscio appoggia il suo peso sul piede sinistro e allorché la rotazione acquista velocità, sulle dita del piede sinistro, mentre la gamba destra dà slancio alla      rotazione. Per evitare il capogiro, il derviscio tiene la testa leggermente inclinata verso destra e gli occhi fissi sul palmo della mano sinistra.